
La Tari, detta anche tassa sui rifiuti è una delle tasse più complesse da definire dal punto di vista del contesto sociale, ma da quello dello stato è definibilissima, quasi banale, perchè corrisponde ad un tipo di imposta concepito per finanziare le spese legate alla gestione dei rifiuti dei centri abitati e non solo. La Tari però spesso appare “inopportuna” o troppo alta.
Cos’è la Tari?
Definita come tassa sui rifiuti, la Tari esiste da poco più di una decina di anni, ed è stata inserita in un disegno di legge che ha accorpato e rinnovato tutte le precedenti imposte legate alla gestione dei rifiuti urbani. In passato esistevano infatti varie forme di imposte come la Tarsi, la Tia e la Tares, legate a contesti differenti.

Viene calcolata dal Ministero delle finanze e la gestione viene delegata attraverso il calcolo e la prima parte della riscossione presso il Comune interessato, Comune che decide anche in merito alle modalità di pagamento (che però sono variabili tra le metodologie, dal bollettino tradizionale da pagare fisicamente fino al Modello F24) ma anche alle scadenze.
E’ una forma di imposta vera e propria che viene calcolata in merito all’abitazione ma ovviamente non tutti sono soggetti a seguire questo diritto, e non sempre si tratta di una imposta che viene considerata “giusta” , in quanto non è fissa ma segue alcuni elementi per essere presente ma anche più o meno alta.
Chi la deve (e non la deve) pagare
Qualsiasi forma di immobile destinato all’utilizzo specifico, quindi abitazioni, terreno, anche rimesse e garage riconosciuti come tali, nonchè uffici, praticamente si fa riferimento a qualsiasi entità destinata a scopi specifici che producono rifiuti di qualche tipologia. Sono esclusi dal calcolo della Tari gli immobili senza alcuna utenza e forma di ambiente abitativo.

Quindi le case non immobiliate e non arredate ma anche quelle non effettivamente abitate. Se si è in possesso di più abitazioni, la tassa va pagata per ogniuna di esse, mentre non sono soggette al calcolo dell’imposta qualsiasi forma di elemento che viene condiviso all’uso presso più utenze separate, ad esempio le aree condominiali.
La Tari viene misurata in base alla metratura e quindi all’area occupata, rientrano però anche altri fattori come ad esempio una tariffa base che cambia sensibilmente da comune a comune, la presenza di più persone in un locale, ed altri fattori, a discrezione della municipalità. Allo stesso modo esistono delle esenzioni o riduzioni in base al tipo di utenze e reddito (molte di queste sono ottenibili con ISEE basso).
Come riconoscere un errore sulla Tari
E’ una tassa che viene come evidenziato, calcolata dal Comune quindi il cittadino non deve di fatto “fare nulla” se non controllare eventuali errori. Infatti questi sono non troppo rari, il metodo più semplice per riconoscerlo è semplicemente notare una eventuale discrepanza tra i vari periodi storici (la Tari viene pagata in rate, generalmente 3 all’anno).

Se l’utenza non ha effettuato lavori presso il locale di riferimento abitativo ma la Tari appare molto più elevata, probabilmente si tratta di un errore, che può essere a sua volta dovuto alla presentazione errata dei suoi occupanti, ma anche metrature errate, calcoli effettuati due volte nella medesima annualità (quindi due o tre volte per rata) e via discorrendo.
Se vogliamo essere sicuri possiamo chiedere ad un esperto, anche controllando la planimetria del luogo. In ogni caso esistono vari modi per contestare un errore su questa forma di imposta che come tante altre porta ad un sovrapprezzo se non saldata per tempo, quindi è decisamente consigliabile fare ricorso a controlli.
Come contestare la Tari
La metodologia più diffusa in molti Comuni è quella dell’Autotutela, ovvero ci si reca in Municipio o ufficio dalla medesima funzione per sollecitare un controllo e far notare effettivamente l’errore attraverso un documento scritto, dove si specifica la criticità, allegando una copia del bollettino ma anche dei documenti personali in corso di validità.

La richiesta può essere anche effettuata attraverso l’agente di riscossione delle tasse, oltre che direttamente presso l’ufficio delle imposte locale. In questo caso, se la richiesta viene accolta, il pagamento sollecitato viene di fatto “congelato” e viene effettuato un successivo, corretto ricalcolo dell’intera imposta relativa, entro un determinato lasso di tempo.
Terza via è quella di presentare richiesta, sempre scritta presso l’Ufficio di Commissione tributaria Provinciale, che anche in questo caso entro un tempo limite di due mesi (sessanta giorni) dovrà esporsi in merito al giudizio in questione.
In tutti i casi viene la conferma della richiesta viene effettuata tramite una lettera che ufficializza la pratica.